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Autore Time, di Kim Ki-Duk
sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 13-09-2006 18:41  
AMORE: DA CONSUMARSI PREFERIBILMENTE ENTRO


Ci avevano preparato al peggio.
I primi fortunati spettatori di Time, tredicesimo lungometraggio del coreano Kim Ki-Duk, ci avevano parlato di un'opera che, come i suoi personaggi, aveva perso tutto il suo fascino scontrandosi con la parola parlata, di un film in cui Kim Ki-Duk aveva riempito con i dialoghi il vuoto lasciato dall'ispirazione, di un film che diceva e non (più) sottintendeva. I "fan" di Ferro3 non riconoscevano più il loro beniamino, autore di quel cinema tanto soave e magico quanto silenzioso, perso ora tra le pagine di una sceneggiatura lunga il doppio del solito.
Ci avevano parlato di mancanza di idee, di dramma di stile, di assenza di magia. Del peggior film di Kim Ki-Duk.
Invece, per fortuna.
Sì, invece e per fortuna, Time non è nulla di tutto questo. Time non è che l'ennesima riflessione immaginata (nel senso più letterale del termine) e sussurrata come a gesti, quasi empaticamente, dal suo autore, dove i gesti sono tagli e figure di montaggio, e il controllo empatico diventa possibile e reale attraverso la fisicità mediatica della macchina da presa, a un tempo organo ricettivo, filtro comunicativo, e mezzo espressivo. E se è vero che "the medium is the message", ecco allora che Time non può che parlare - e lo fa, attraverso il suo sottotesto - di quell'oggetto mediatico, di macchina da presa, di cinema.

Quella rappresentata da Time è infatti un'allegoria forse ancora più ostica rispetto ai precedenti lavori del coreano, sorretta da una sceneggiatura geniale, piena zeppa di rimandi e di riflessioni sul tempo e su cosa sia il tempo per l'uomo. Non c'è forse una scena del film in cui non venga nominata (o al limite richiamata) una più o meno ben definita quantità di tempo: 6 mesi, un mese, 5 mesi, 10 minuti, tre ore, 2 anni, un secondo, sempre, mai, tutta la vita... I dialoghi segnano il trascorrere del tempo, nel film, nei personaggi, nelle persone. Le parole non servono a Kim Ki Duk per dare una dimensione in più ai suoi personaggi, non servono per comunicare, ma solo per scandire i secondi trascorsi, i protagonisti potrebbero anche recitare la vispa teresa, non cambierebbe nulla. I dialoghi non sono veicoli di senso, o peggio ancora di messaggio; sono invece una sorta di metronomo consapevolmente impazzito che cerca di richiamare l'attenzione urlando a tutti la sua follia.
Dunque Kim Ki-Duk ancora una volta non concede nulla allo spettatore, lo pervade anzi di false illusioni, come falsa si rivela per la (o una?) protagonista l'illusione di sfidare e vincere il tempo attraverso l'operazione chirurgica, operazione che non a caso apre e chiude il film, essendo il cardine del suo snodo narrativo e semantico. Intorno all'operazione chirurgica del "cambio" di volto ruota infatti la vicenda come tutto il discorso dell'autore: l'essere umano esiste solo nel momento in cui è percepito dagli altri, è solo nel momento in cui (lo) si concepisce come fuori da sé, non può conoscersi, osservarsi, definirsi, se non attraverso la percezione che di lui hanno gli altri, coloro che lo conoscono, osservano, definiscono. Un concetto fermo e attecchito nella cultura zen, ma altrettanto ben radicato nella tradizione del pensiero occidentale, anche da prima della fortunata formula di Berkeley ("Esse est percipi"), da prima che l'idealismo hegeliano lo ponesse in termini spiritualistici (l'Assoluto) e che Lacan provasse a definirlo in maniera più rigorosamente pragmatica ("Ciò che mi determina nel reale come soggetto, è lo sguardo che sta all'esterno").
La protagonista del film See-Hee non fa che chiedere al partner, Jim woo, se questi sia stufo di vedere sempre la sua faccia, gli chiede di pensare ad un'altra mentre fanno l'amore, arriva a coprirsi il viso con le coperte come ne Gli amanti di Magritte. Nella prima parte del film, si arrabbia con Jim Woo se questi guarda altre ragazze, e ancora di più se altre ragazze lo guardano e gli dedicano attenzione, perché sa che il suo ragazzo esiste solo quando è guardato, quando è percepito. Per questo vuole che Jim Woo guardi solo lei, per farla esistere ogni momento, e al tempo stesso non vuole che altre lo guardino, in modo che Jim Woo esista solo per lei.
Ma è tra i meccanismi di questo processo cognitivo-esistenziale che si inserisce la variabile tempo, è qui che il tempo determina la vita degli uomini. Quanto tempo dura l'amore? Quanto tempo occorre per rinnovarlo? Esiste il modo di eliminare la variabile tempo da una relazione, in modo da far durare in eterno la passione che l'alimenta? Sono questi (e altri sulla loro scia) gli interrogativi che Kim Ki Duk pone e a cui risponde, spietato come al solito, senza speranza se non in qualcosa di impensabile al di fuori di una realtà onirica, in cui un uomo può diventare un fantasma per salvare la donna che ama, in cui una ragazza può fare l'amore con una freccia scoccata dallo spirito dell'uomo che ama, in cui il tempo, invece che linearmente, può scorrere in circolo, e far durare le cose per sempre.

Time è dunque un film non tanto sul tempo quanto sulla percezione. La percezione che l'uomo ha del tempo, dell'uomo stesso (il fuori da sé), del cinema.

Time non è magico come non lo sono gli altri film del suo autore.
Time è la figurazione di un'idea, di un sogno, di un pensiero, realizzata con la solita potenza metaforica, la solita disarmante semplicità, la solita ispirazione.
D'altronde non sono appassionato di esoterismo, e alla magia del cinema non ho mai creduto.



http://www.positifcinema.com/time.htm
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Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 13-09-2006 18:59  
finalmente il topic sul film


è sempre un piacere vedere Ki-Duk
però mi sa che gli è un po' sfuggita di mano la sceneggiatura

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For relaxing times make it Suntory time

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 13-09-2006 19:48  

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Ahsaas

Reg.: 18 Apr 2006
Messaggi: 779
Da: Parma - India (es)
Inviato: 13-09-2006 22:28  
non credo (più) nella politica degl'autori (tranne quando mi torna utile per fare il sofista) ma affermo che Time è un gran cazzo di capolavoro.
Ah, il film non l'ho ancora visto.

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Ho la febbre ma ti porto fuori a bere (non è niente stai tranquilla è solo il cuore)

[ Questo messaggio è stato modificato da: Ahsaas il 13-09-2006 alle 22:28 ]

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Marienbad

Reg.: 17 Set 2004
Messaggi: 15905
Da: Genova (GE)
Inviato: 14-09-2006 17:54  
?

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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 31-01-2007 14:45  
Il genio di Kim Ki Duk riesce a suggerirci sottotraccia, quasi in maniera subliminale, un particolare parallelismo, inquietante nella sua evidenza. Il protagonista maschile Ji Woo viene mostrato spesso al computer, alle prese con il programma “Final Cut”, per il montaggio e rimontaggio di alcune scene del film Ferro 3. Le operazioni di taglia e incolla su questo film assomigliano molto a operazioni di chirurgia estetica. Cosa sta cercando di dire Kim? Una cosa semplice: che è perseguitato dal fantasma del passato, dallo spettro del suo successo più grande ovvero Ferro3. Ogni sua nuova uscita (siamo già al tredicesimo lungometraggio) viene ormai paragonata con il suo “capolavoro”; La Samaritana, L’arco e infine Time subiscono il triste destino di essere confrontati con l’unico grande amore del pubblico e della critica, Ferro3. Ecco che allora si prova a intervenire pesantemente, si usano le forbici del montaggio come il bisturi di un chirurgo, si prova a volare (come il protagonista chiuso in cella in Ferro3) cancellando le immagini di un momento che non ci appartiene più. Kim sottolinea la solitudine di un autore che compie il suo processo di maturazione artistica e si evolve verso altre forme di comunicazione mentre, per paradosso, critica e pubblico lo vorrebbero fermo, statico, imbalsamato nella foto ricordo della bilancia che segna 0 in Ferro3. Ma proprio con Time, Kim sembra rifarsi la faccia e prendere definitivamente congedo dall’incubo di una opera che gli ha decretato la fama ma che adesso gli blocca ogni nuovo tentativo di ispirazione, gli toglie la rincorsa e il respiro per un nuovo decollo.

Ji Woo va sotto i ferri non per gesto altruistico, o per atto d’amore verso Seh-hee. La sua affermazione egocentrica porta al Face/Off, all’annullamento di ogni possibile identificazione da parte dell’amata/spettatore, in una sorta di vendicativa legge del contrappasso. Mi volete bloccare nella “casa vuota”, bene, allora provate a riconoscermi adesso, sono tutt’altro, qualcosa di informe, indefinibile, non catalogabile. Non sono come voi mi volete. E sono adesso io a guardarvi, a spiarvi, a rubare il vostro sbigottimento, la vostra confusione nella impossibilità del riconoscimento, il vostro dolore per una separazione non consensuale, frutto di una unione labile, che ha vissuto solo per un momento la magia del tempo ritrovato dell’innamoramento. Kim Ki Duk prosegue per la sua strada e si lascia alle spalle tutte le strade interrotte e i buoni propositi, i ricordi di gloria e le tirannie del tempo che passa, con un senso opprimente di malinconica saggezza. Tutto scorre e le fotografie sono già sbiadite, scolorite, trapassate, bruciate, sovraccariche di ferro…

Il finale ci riporta proprio dalle parti di questo volontario fallimento nella ricerca del tempo perduto: quelle due mani che unite tra loro sembrano delimitare un campo di sguardo cinematografico suggeriscono una stairway to heaven che prende le distanze dalla vanità e dalla decadenza etica ed estetica dell’era moderna.

Insomma un gran bel film.

ULTERIORE APPROFONDIMENTO QUI

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mescal

Reg.: 22 Lug 2006
Messaggi: 4695
Da: napoli (NA)
Inviato: 31-01-2007 14:58  
Però, niente male il post di Sandrix... quasi quasi lo guardo 'sto film.

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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 31-01-2007 15:47  
quote:
In data 2007-01-31 14:58, mescal scrive:
Però, niente male il post di Sandrix... quasi quasi lo guardo 'sto film.



Concordo, un buon post.
Quasi quasi vado anche io a vedere sto film...

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